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Ungass 2016: l’intervento del Ministro della Giustizia Andrea Orlando

“Affrontare il problema mondiale della droga è una delle grandi sfide globali del nostro tempo. 
Dall’entrata in vigore delle convenzioni sulla droga e dall’adozione della Dichiarazione Politica del 2009, abbiamo acquisito esperienza e sono emerse nuove sfide. Abbiamo quindi bisogno di regolare le nostre politiche nazionali ed internazionali rafforzando i progetti che hanno dimostrato di essere efficaci e modificando quelli che non lo sono stati, anche alla luce degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.


Questo UNGASS è un’occasione unica per sensibilizzare riguardo l’obiettivo finale delle convenzioni sulla droga: la salute ed il benessere del genere umano. Dovremmo fare l’uso migliore della flessibilità delle Convenzioni in modo da metterle in pratica nella maniera più equilibrata, umana ed efficace, assicurando che le nostre politiche sulle droghe rispettino pienamente i diritti umani e siano veramente orientate alla salute.


La comunità internazionale deve riconoscere pienamente l’uso di droga come un problema di salute e la tossicodipendenza come un disturbo di salute multifattoriale cronico e curabile che dovrebbe essere trattato, non punito. Il nostro approccio deve essere pragmatico piuttosto che ideologico: un approccio orientato ai risultati, che incoraggia gli Stati a promuovere politiche pubbliche motivate dal criterio di efficacia piuttosto che dalla demagogia.
La persona umana deve essere al centro delle politiche sulle droghe nazionali. Dobbiamo garantire un accesso a tutta la gamma di misure, inclusi la prevenzione, il trattamento, il rischio e la riduzione del danno, la riabilitazione, il recupero ed il reinserimento sociale, con particolare attenzione alle donne, ai giovani, ai gruppi più fragili ed alle popolazioni meno abbienti, anche nelle carceri.
La prevenzione è un investimento fondamentale per la società nel suo complesso, e sia le famiglie che le scuole svolgono un ruolo cruciale in tal senso.
L’HIV / AIDS è ancora un problema enorme tra le persone che usano e si iniettano droghe: gli approcci del rischio e della riduzione del danno hanno dimostrato di essere efficaci.
Circa tre quarti della popolazione mondiale non ha accesso ad un trattamento di sollievo dal dolore: questa è una delle principali carenze del sistema di controllo internazionale della droga, e deve essere affrontato con urgenza.
Dobbiamo fare in modo che i sistemi di giustizia penale nazionali riflettano pienamente il principio di proporzionalità sancito nelle Convenzioni. La legge italiana prevede un elenco di alternative alla detenzione per i casi minori e garantisce l’accesso ai servizi sanitari, anche in prigione. L’Italia ha depenalizzato l’uso delle droghe per consumo personale molti anni fa. Nel gennaio 2016 abbiamo anche depenalizzato alcune violazioni relative alla coltivazione di cannabis per scopi medici.
Siamo impegnati nel contrastare il traffico di droga ed i suoi tanti legami con altri reati gravi, compresa la corruzione ed il terrorismo. Incoraggiamo tutti gli Stati Membri a promuovere ulteriormente l’utilizzo degli strumenti previsti dalla Convezione del 1988 e dalla Convenzione di Palermo contro la Criminalità Organizzata Transnazionale e dei suoi Protocolli per rafforzare la cooperazione giudiziaria e di polizia internazionale.


L’attuazione dell’Agenda 2013 richiede nuovi sforzi per affrontare le radici socio-economiche del problema mondiale della droga, in stretta collaborazione con tutte le parti interessate. Una forte cooperazione con la comunità scientifica, la società civile ed il settore privato è fondamentale per la formulazione, l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche sulle droghe.
Invitiamo tutte le organizzazioni internazionali competenti, tra cui la FAO e l’IFAD ad intensificare la loro cooperazione con la Commissione sugli Stupefacenti. L’Italia si oppone fermamente all’uso della pena di morte in tutte le circostanze, tra cui i crimini legati alla droga, e ci spiace che gli Stati Membri non siano riusciti a risolvere questo problema cruciale nel documento finale. Esortiamo tutti i Paesi che ancora hanno la pena di morte per crimini ad adottare una moratoria immediata, come primo passo verso la sua abolizione definitiva”.