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Semplicità, un gesto da riscoprire con la poesia: AmaAquilone presenta “La maglia rotta nella rete”

Sono trascorsi circa due mesi dalle prime riunioni del nuovo Ufficio Comunicazione di AmaAquilone in cui discutevamo delle iniziative e direttive per questo anno in corso; tra le mille cose da fare e pianificare, Francesco Cicchi il presidente, ci propose un argomento, o meglio, una parola che avrebbe dovuto condurre la linea di pensiero, caratterizzando gli eventi culturali e non, le azioni dunque della cooperativa in questo 2014: la semplicità.
Subito, dalle prime considerazioni, capimmo l’ossimoro insito in questa parola. Approfondire, spiegare cosa è la semplicità non è affatto semplice, appunto. 
Sarà che siamo avvezzi alla tortuosità dei ragionamenti in un tragitto intestino di assimilazione dei concetti per cavarne il succo, l’insegnamento e l’esperienza, sarà che viviamo oramai in una giostra telematica e interconnessa e la complicatissima tecnologia che ci assiste in ogni gesto ci dà l’impressione che tutto sia raggiungibile e spiegabile con un clic, ma provate a digitare “semplicità” sul vostro motore di ricerca e vi troverete a diretto contatto con la filosofia, l’epistemologia e i fenomeni della scienza, da Tommaso d’Aquino a Hume o Guglielmo di Hockam quando addirittura la semplicità viene tradotta a sinonimo e cristallizzazione di verità, anche scientifica,  convivendo con il suo significato di accessibile, minimo, scarno, addirittura stupido.
Ecco allora che in un attimo il termine semplicità diventa argomento filosofico e teologico.
Ricordo la perplessità mia e dei colleghi a sbrogliare questa matassa e le discussioni in proposito. Ricordo però che sullo stesso tavolo delle riunioni c’era, e c’è anche adesso, un libro dalla forma rassicurante, simile ad un mattone concreto e pesante, materico come un laterizio: è la raccolta delle opere di Montale. 
Pensai e dissi che quel libro era una pietra miliare, che avrei voluto una casa fatta di mattoni così, una casa di mattoni pesanti, concreti, semplici e veri.
Cosa c’è di più semplice ma profondo e complesso, addirittura onnicomprensivo, della poesia? La poesia si permette non solo di alludere e illuminare ma addirittura sovvertire i temi cogenti dell’umanità e racchiuderli in poche stanze e versi, qualche endecasillabo e appare una nuova luce a schiarare le tenebre. La risposta fu che la semplicità non va cercata e spiegata se non con un gesto evocativo e poetico della mente. La semplicità è una bussola che ci portiamo dentro e ci dà la direzione della Natura e dei suoi fenomeni assoluti. 
E forse sarà stata questa bussola, attivata da Francesco e dalle sue provocazioni, che pochi giorni dopo ci guidò a conoscere il poeta Davide Nota per la presentazione del suo ultimo libro “Il non potere”. Ragionammo con lui a proposito di una collaborazione, dapprima non meglio precisata finché Davide, discutendo quest’idea del workshop di videopoesia propose il titolo: La maglia rotta nella rete. 
“Cerca una maglia rotta nella rete” è un verso di In limine, una poesia di Montale e non ho potuto non ricordare la bellissima raccolta, il mattone, sul tavolo delle riunioni dell’Ama, non ho potuto non pensare alle sottili e profonde vie nascoste che collegano gli animi e gli intenti come sotterranee vene carsiche.
Così Davide Nota: “Cerca una maglia rotta nella rete” è un celebre verso di Eugenio Montale, riferito allo strumento di lavoro dei pescatori o dei cacciatori di uccelli, la cui rottura si fa allegoria di liberazione esistenziale. Nell’epoca della multimedialità e delle nuove tecnologie di massa il sostantivo “rete” può essere inteso anche come riferimento al mondo virtuale. Trovare la maglia rotta nella rete può dunque essere inteso come invito, affine alle ricerche della Glitch art (una tendenza artistica degli anni Duemila che lavora sul concetto di errore e sul pixel come spia della finzione), alla liberazione dalla virtualità, verso la riscoperta della realtà e dell’esperienza. La “riscoperta della semplicità” passa attraverso la coscienza del rischio insito nella nuova società virtualizzata di una inedita forma di isolamento di massa e alienazione, dove tutti credono di parlare ma nessuno ascolta e dove tutti si immaginano legati ma lo sono soltanto alla propria solitudine. Nella presa d’atto di questa “rete” risiede una profezia di liberazione. L’arte, per mezzo della contaminazione tra ricerca video-sonora e parola poetica, può essere ancora oggi un importante strumento di riflessione sul mondo e sulla realtà. Il corso, passando per lo studio delle più recenti ricerche letterarie e visuali, si propone di organizzare una vera e propria equipe di produzione finalizzata alla realizzazione di un mediometraggio di videopoesia, i cui contenuti saranno individuati collegialmente e il cui tema sarà quello della liberazione dalla complessità senza contenuto della babele virtuale verso la riscoperta della semplicità reale, della geografia, della parola significante e dell’umanità.”

Il workshop, di cui trovate tutti i particolari cliccando qui su questo indirizzo si terrà dal 15 aprile a fine giugno 2014, e sarà finalizzato alla formazione di un gruppo studio sulla videoarte e sulla poesia contemporanea (1970-2010), e alla realizzazione di un mediometraggio di video-poesia da presentare pubblicamente nei primi giorni di luglio 2014 in occasione degli eventi per l’happening di luglio organizzato e tenuto nella sede di AmaAquilone a Castel di Lama e per eventi futuri.
Davide Nota, già affermato poeta e scrittore anche con la sua casa editrice di poesia Sigismundus, nonché critico e studioso di arte contemporanea è l’insegnante della didattica che partendo da Duchamp e Bunuel, Pasolini e Carmelo Bene, arriva, toccando anche classici come Rimbaud, Campana e Penna, fino a David Linch e la videoarte di Bill Viola, al cinema di Wenders, Jarman ed oltre verso il digitale fino ad oltrepassarlo con le esperienze della GlitchArt.
L’insegnamento della parte tecnica, software e di laboratorio per il montaggio e la postproduzione del materiale audiovisivo è affidata a due videoartisti già attivi ed esperti nel campo, Guido Ballatori e Marco Di Girolami de “il formichiere”, tra le loro numerose esperienze multimediali l’“Invisibile Festival”
Il corso fornirà attestato di partecipazione e crediti formativi scolastici per le scuole superiori (informarsi presso le segreterie)
Un grazie di cuore a questi ragazzi e all’ufficio comunicazione di AmaAquilone nelle persone di Giuseppina Pica e Carla Capriotti nonché al necessariamente provocatorio presidente Francesco Cicchi che ha fortemente voluto, ma azzarderei ispirato, tutto questo.

Amilcare Caselli