Essere un ossimoro. Di Francesco Cicchi.
Ho nostalgia della vita, del suo concepimento, della sua gestazione.
Della nascita no! – Lì è iniziata la mia sofferta attesa.
Non so, se sono frutto di un atto d’amore, non so nemmeno chi era mio padre. Mia madre mi ha abbandonato dopo nemmeno un mese dalla mia nascita.
Sono tossicodipendente senza esserlo mai stata, sono nata in astinenza, ho scoperto il dolore fisico già nei primi attimi della mia nascita.
Ma è nulla, rispetto a ciò che si prova ad essere figlia di nessuno.
Da quando sono stata abbandonata, passo da una faccia all’altra, si proprio così, facce, non volti, non mi viene dato il tempo di definire chi mi guarda. – Tanti si prendono cura di me per qualche ora, fanno i turni.
Io sorrido a tutti, come quei bambini dei vecchi orfanotrofi, dove si sorride ad ogni famiglia che viene a far visita, nella speranza di essere scelti o, come quei minori stranieri non accompagnati, che sono lì sulla banchina di un porto qualsiasi, provati, traumatizzati, comunque sorridenti nella speranza che uno sguardo di tenerezza li accolga.
Anch’io spero che qualcuno un giorno mi scelga, come un prodotto di uno scaffale qualunque , in un supermercato qualunque.
Non piango quasi mai, sarebbe controproducente, è meglio sorridere, quando ti guardano, o ti parlano, così disturbi meno. – A soli otto mesi sono già costretta a sopravvivere.
Gli adulti pensano che io non capisca, “è troppo piccola per capire, non soffre”.
Non c’è pensiero più sbagliato, se una cosa succede è successa per sempre.
Noi siamo il frutto della nostra narrazione, di ciò che viviamo o di ciò che ci è negato.
Siamo trama e senso.
Io sono Pietra, avrei bisogno dell’attaccamento, avrei necessità di un’ iniziazione alla vita, sono principiante in tutto, eppure sono già aldilà di ogni inizio.
Ho otto mesi e provo nostalgia del mio concepimento, mi chiedono pazienza, pazienza affinché un tribunale decida, mi chiedono pazienza nell’attesa di risposte che non sono in grado di vivere.
Per questo ho nostalgia di ciò che è gestazione, è li che abitano i sogni, è lì che si svolge e riavvolge il respiro di ciò che sarà.