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Nuovi eroinomani sempre più integrati. La cura oggi è “in affido”

Sempre più giovani (il 34 per cento ha meno di 29 anni) e acculturati
(il 44 per cento ha una laurea) e inseriti nel “normale” tessuto
lavorativo (la metà). Circa 100 mila sono gli eroinomani che frequentano
i Sert in Italia e questo è il loro identikit, raccontato dall’ultima
ricerca di Gfk Eurisko, fatto su un campione di 387 pazienti. Un quadro
che modifica lo stereotipo del “drogato”, figura che vive sola, ai
margini della società e che impone un approccio diverso alla cura: non
più solo in centri per la tossicodipendenza, ma cura “diffusa”, dove
l’affido del farmaco ha un ruolo sempre più importante. Il 71 per cento
dei pazienti ha i farmaci in affido, ma la percentuale scende al di
sotto del 50 per cento per i più giovani, considerati più instabili. Il
giudizio dei medici (sono 100 sparsi in tutta Italia quelli consultati
da Eurisko) che hanno provato questa strada è positivo: in media il
voto, in una scala da 1 a 10 è del 6,7 e le insufficienze sono in tutto
23. Concordano medici e pazienti: solo così si comincia una vita normale
e si perde lo “stigma”, quel segno indelebile che confina i
tossicodipendenti da oppiacei al di fuori della “normalità”.

Dalle interviste raccolte da Eurisko, l’affido è uno strumento che
riattiva la “fiducia”, da entrambe le parti in causa. Tre quarti dei
pazienti abitano in famiglia o con amici, il 26 per cento ha figli,
soprattutto nella quota degli over 44. Al contrario, solo il 2 per cento
è senza fissa dimore, mentre l’1 per cento sta in luoghi protetti come
il carcere, esperienza che appartiene però al vissuto di un terzo dei
pazienti, per la maggior parte over 44. Non sono problemi fisici quelli
che colpiscono i tossicodipendenti: il 61 per cento si sente bene. È la
mente che “fa male”: la metà dei pazienti soffre di ansia e ha problemi
di insonnia, il 46 per cento soffre di depressione, il 26 per cento ha
improvvise manifestazioni di violenza. La tossicodipendenza non è più
solo da eroina: oggi i consumi di sostanze sono molteplici. Anche in
questo caso, il fenomeno è più marcato tra i giovani. Il dato
complessivo afferma che l’80 per cento di chi è in cura per dipendenza
da eroina ha abusato anche con la canapa, il 75 per cento con la cocaina
e il 65 per cento con l’alcool. Tra i giovani al di sotto dei 30 anni,
il 49 per cento ha anche fatto uso di ecstasy. Ma se ne può uscire, i
pazienti lo sanno. Il 98 per cento conosce i farmaci di cura,
soprattutto il metadone, noto al 98 per cento del campione. Ma è tra i
giovani che si vede un cambiamento: buprenorfina e naloxone, due farmaci
più sicuri del metadone e che secondo le società di medicina scozzese e
australiana ad un’analisi costi benefici sono migliori delle terapie
tradizionali, sono noti al 40 per cento degli under 30. Questo non
esclude le difficoltà della terapia: vivono una crisi di astinenza il 14
per cento dei malati, mentre il 43 per cento sente ancora il desiderio
di drogarsi. Tra i giovani la percentuale sale al 50 per cento. (lb)