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‘Morire d’amore’. Le dipendenze affettive

Quando l’essere è libero, smette di aver bisogno e forse ciò potrebbe segnare la salvezza di donne che amano troppo.

E’ un’affermazione che indica cosa vuol dire non essere dipendente, subalterno, attaccato ed in necessaria relazione con qualcosa che dia senso alla propria esistenza.

Perché dipendere, significa aver bisogno, di qualcuno o qualcosa, per soddisfare una propria esigenza vitale; un desiderio profondo e pervasivo che guida i pensieri e le azioni del quotidiano.

Un copione di vita, una scelta esistenziale, l’estrema e patologica soluzione per tentare di celare un “vuoto” molto spesso di tipo “affettivo” che il più delle volte può riguardare ferite di abbandono.

Come diceva S.Mitchell “la sofferenza risulta da una precoce espulsione dal giardino dell’infanzia”.

La nascita di un legame asfittico ed inscindibile di dipendenza, dunque, è laddove non si riesce a reinvestire affetto, uscendo dallo stato timoroso di rifugio, potendo rigenerarsi in una esperienza reale, significativa e valida.

Penso alle vittime di “amori criminali”, donne asservite e poi cancellate dalla vita con cruenza e dolore in nome di un legame malato.

Sono donne che percepiscono vissuti emotivi dolorosi, ma non sono in grado di contrastarli efficacemente poiché vivono un deficit di natura evolutiva rispetto alla capacità di identificare e mentalizzare le emozioni.

Una forma di amore parassitario di chi da sola non riesce a stare,  ma ricerca ossessivamente l’altro e teme la perdita e l’abbandono.

Un bisogno maledetto di intossicazione d’amore che provoca una sorta di perdita dell’io dove l’altro costituisce l’unica fonte di gratificazione ed ebrezza, perché in realtà non ci si stima e si pensa di poter esistere solo in relazione a qualcuno. 

Si evidenzia, allora, una co-dipendenza in cui il partner risulta affetto a sua volta da qualche forma di dipendenza, formando cosi insieme una coppia disfunzionale.

Le donne dipendenti da una relazione affettiva patologica, tentano sempre di dimostrare il proprio valore con molti sacrifici, sono disponibili in modo insano cercando sempre di intuire quello che il partner desidera. Vivono la relazione con sforzo, dolore e sacrificio a vantaggio dell’altro.

Possono pensare di andar bene se il partner le riconosce e delegano a lui la ricerca del proprio equilibrio.

Una “direzionalità vocazionale” (io a vantaggio degli altri) pensando di non meritare le cure, e spesso, se ne muore.

La dipendenza affettiva non è solo un’assenza di reciprocità nella vita affettiva e nelle sue manifestazioni all’interno della coppia, è l’ultimo viaggio alla ricerca di calore umano di “donatrici d’amore a senso unico” che hanno speso e finito le esistenze nel bisogno d’essere desiderate.