Skip to main content
Vuoi entrare a far parte del nostro team, inviaci la tua candidatura
CHIEDI AIUTO

Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori

Cinquecento anni fa appariva la prima edizione de “L’Orlando furioso”, celeberrimo poema epico di Ludovico Ariosto. Cinquecento anni sembrano un’infinità se rapportati alla vita di un singolo individuo, ma,  se lo sguardo si amplia verso una visione globale della storia e della società, forse non sono poi così tanti. 

Nel capolavoro del poeta emiliano troviamo infatti dei passaggi che potrebbero tranquillamente essere stati scritti ai nostri giorni (con i dovuti aggiornamenti di linguaggio, si intende), poiché toccano un tema tristemente tornato alla ribalta a causa dei recenti avvenimenti di cronaca nera e di costume: maschilismo e violenza sulle donne.

Basta scorrere post e commenti sui social più utilizzati, per rendersi conto che la visione della donna non è poi tanto cambiata dal Rinascimento. Video e foto che ritraggono ragazze in pose e atteggiamenti provocanti, o “hard”, vengono accolti da valanghe di insulti, mentre le controparti maschili vengono spesso esaltate.

Infiamma in questi giorni la polemica sulle dichiarazioni del pugile Clemente Russo, nei confronti delle quali il Ministero della Giustizia ha aperto un’inchiesta, riguardo la possibilità di “punire” tutti gli atteggiamenti femminili, considerabili poco rispettosi, con la morte.

La visione di Russo è tristemente analoga a quella che, nell’Orlando Furioso, porta Angelica, protagonista femminile, ad essere condannata a morte, perché colpevole di non aver rispettato il suo promesso sposo. A difenderla interviene il cavaliere Rinaldo con parole che suonano decisamente moderne:

Una donzella dunque deve morire

Perché lasciò sfogare i desiderio dell’amatore

Nelle sue braccia?

Sia maledetto chi fece tale legge!

E maledetto chi la può subire

Deve morire una persona crudele,

Non certo chi dà vita al suo amator fedele!

Il cavaliere continua il suo discorso sottolineando la disparità di trattamento riservata alle donne in campo amoroso:

Perché si deve punire una donna o biasimarla,

perché ha commesso con uno o più di uno

quello che l’uomo fa con tutte quelle di cui ha voglia,

E lo lodano, e ne esce pure impunito?

È innegabile che molti femminicidi abbiano come movente la gelosia. Le disparità si riscontrano anche sul piano linguistico, poiché spesso, per apostrofare negativamente una donna, vengono utilizzati epiteti che si riferiscono alla sfera estetica e sessuale.

La violenza sulle donne non si limita perciò ad atti fisici estremi, ma ha radici ben più profonde, insite nel linguaggio e negli atteggiamenti di tutti i giorni, che, nell’era di internet, vengono amplificati su vasta scala con conseguenze che possono essere disastrose.

Ariosto si dimostra un uomo molto più all’avanguardia non solo per la sua epoca, ma anche rispetto tanti nostri contemporanei, ai quali farebbe sicuramente bene riscoprire questo capolavoro per riflettere e prendere esempio dal buon Rinaldo.