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Esami antidoping senza preavviso? positività dal 15 al 40%

Lo sport professionistico moderno è diventato un grande affare. La ricerca ossessiva del risultato ad ogni costo viene esasperata da pressioni di tipo economico e ci sono atleti che pur di emergere sono disposti a tutto.
I farmaci, usciti dall’ambito sanitario, sono entrati nello sport clandestinamente, non per curare una malattia, ma per migliorare il rendimento atletico e falsare l’esito di una gara.
Ai farmaci vengono, così, attribuite funzioni che nulla hanno a che fare con la salute. A ciò contribuisce anche la convinzione che i farmaci siano equiparabili ad un qualsiasi bene di consumo e che esista una “soluzione chimica” per tutti i problemi: una pillola per superare le difficoltà della vita, una per dimagrire, per far crescere i capelli o combattere l’impotenza, e, perché no, una pillola per diventare più forti e per correre più veloci.

Nei mesi scorsi abbiamo letto le cronache riguardanti il doping e le indagini del RIS di Parma su Asafa Powell, Sharon Simpson e su tutta la squadra di atletica jamaicana, che seguono gli scandali annosi del ciclismo, con tutto il corollario degli illeciti negli altri sport fino ad arrivare arrivare al dilettantismo dove il problema sembra più grave e diffuso per via della mancanza dei controlli e della facilità di reperimento, vediamo di ricapitolare i principali farmaci cosiddetti dopanti, gli effetti collaterali ma sopratutto la loro diffusione che rasenta ormai la dimensione di un problema sociale.

DIFFUSIONE
E’ molto difficile valutare quanto sia diffuso il doping. Gli sport coinvolti sono numerosi: dall’atletica, al ciclismo, al nuoto. La mancanza di dati precisi va imputata al fatto che, trattandosi di una pratica illecita, viene negata da tutti, medici, allenatori e atleti. I dati ottenuti nel contesto ufficiale delle gare indicano un grado di positività fra gli atleti testati variante dall’1,5% al 2,5 %. Gli esiti degli esami effettuati senza preavviso, quelli più veritieri, hanno dato esito positivo nel 15% dei casi, con punte del 40%. I controlli sinora sono stati però poco numerosi e sono stati effettuati con tempi e modalità che hanno permesso l’adozione di adeguate misure di “mascheramento” del doping.
Il fatto più grave e preoccupante è che il doping è arrivato a coinvolgere categorie giovanili o amatoriali.

I FARMACI DOPANTI

I farmaci utilizzati illecitamente nello sport sono molti, con meccanismi d’azione diversi e diverso indice di pericolosità.
Il Ministero della Salute ha approvato l’elenco delle sostanze vietate per doping. In genere, si tratta di farmaci che servono per ridurre la percezione della fatica, migliorare la prontezza dei riflessi, accrescere la forza e/o la resistenza muscolare, controllare la frequenza cardiaca e/o respiratoria, ridurre il peso corporeo, attenuare l’ansia o mascherare la presenza nelle urine delle sostanze vietate. Vengono considerate pratiche dopanti anche la trasfusione del sangue (emotrasfusione) e la somministrazione di globuli rossi o di prodotti derivati dal sangue.

GLI STIMOLANTI
Le amfetamine sono stimolanti del sistema nervoso centrale, come la cocaina e l’efedrina. In ambito medico, si è sfruttata la capacità delle amfetamine di inibire lo stimolo della fame per combattere l’obesità. I gravi effetti indesiderati a livello cardiovascolare e i modesti benefici ne hanno largamente limitato l’impiego. Vengono assunte dagli atleti per ridurre la fatica e migliorare il rendimento sportivo. Elevando la soglia di percezione della fatica, un segno premonitore dell’esaurimento fisico, gli stimolanti spingono l’organismo oltre i propri limiti. In atleti impegnati in gare di durata, le amfetamine hanno causato più morti (per aritmia, infarto e colpo di calore) di qualsiasi altra sostanza. Provocano, inoltre, insonnia, mal di testa, vertigini, ansia, aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, palpitazioni, agitazione e delirio. Le amfetamine aumentano anche l’aggressività e l’uso prolungato o ripetuto può portare a dipendenza e a gravi reazioni di tipo psichiatrico.

GLI ANABOLIZZANTI
Un tempo somministrati per favorire la sintesi delle proteine nei pazienti debilitati, gli ormoni anabolizzanti hanno visto crescere nel tempo la loro popolarità in ambito sportivo sino a diventare un “fenomeno di massa”. Gli anabolizzanti vengono impiegati, a dosi molto elevate, per accrescere la massa e la forza muscolare, ma questi risultati sono riscontrabili solo in alcuni atleti e solo se vengono abbinati ad una dieta appropriata e ad un programma di allenamento controllato. I rischi per la salute legati all’uso di questi ormoni sono molteplici. Oltre a difetti nella struttura del tessuto connettivo che predispongono a rotture dei tendini sotto sforzo, gli anabolizzanti possono provocare numerosi altri effetti tossici, in molti casi irreparabili. Nei giovani sotto i 20 anni determinano un’accelerazione della maturazione scheletrica con arresto prematuro della crescita. Sia nei maschi che nelle femmine causano frequentemente untuosità delle pelle e dei capelli, acne; l’acne cistica grave può risultare molto disturbante sul volto e sulla schiena e può lasciare cicatrici permanenti. Nell’uomo, l’uso prolungato provoca atrofia dei testicoli, riduce la produzione di spermatozoi e la fertilità e può portare a ipertrofia della prostata e diminuzione del flusso urinario. Nelle donne, gli anabolizzanti causano irregolarità mestruali e sono associati alla comparsa di tratti tipicamente maschili come crescita eccessiva di peli o calvizie e abbassamento del timbro della voce. Aumentano sia il colesterolo LDL (quello “pericoloso”) che la pressione arteriosa e diminuiscono il colesterolo HDL (quello “protettivo”), aumentando così il rischio di ictus e di infarto. Possono, inoltre, modificare l’umore e il comportamento con la comparsa di sintomi depressivi e maniacali. Molti rapporti suggeriscono come gli anabolizzanti aumentano l’irritabilità, l’aggressività, l’ostilità e gli impulsi distruttivi o autolesionisti specialmente in coloro che si sottopongono a somministrazioni massicce. In alcuni casi sono stati anche coinvolti nell’insorgenza di tumori al fegato e alla prostata.

L’ORMONE DELLA CRESCITA
L’ormone della crescita stimola l’accrescimento fisiologico e viene somministrato ai bambini che, essendone privi (dalla nascita o per qualche malattia), presentano difficoltà di sviluppo.
Nell’adulto, l’ormone gioca probabilmente un ruolo fisiologico importante nel regolare la composizione corporea, con meccanismi di tipo anabolizzante. Queste proprietà, insieme al fatto che non è individuabile coi test di laboratorio, hanno reso l’ormone della crescita un farmaco di riferimento, soprattutto per gli atleti di alto livello e i culturisti. Gli studi hanno, però, chiaramente dimostrato che l’ormone della crescita non è in grado di aumentare il volume e la forza muscolare o la sintesi proteica in misura superiore a quanto ottenibile col solo allenamento intenso, né in adulti in buona salute né in atleti molto allenati. La somministrazione cronica può, invece, produrre modificazioni scheletriche (anche del cranio) e aumentare il rischio di ipertensione, cardiopatie, ictus, diabete, artrosi, cancro colonrettale e morte prematura.

ERITROPOIETINA (EPO)
In medicina, l’eritropoietina (EPO) e la più recente darbepoetina servono per curare alcune forme di anemia. L’ormone stimola, infatti, la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo, aumentando di conseguenza sia l’ematocrito (volume dei globuli rossi per unità di volume di sangue) che la concentrazione di emoglobina nel sangue. L’eritropoietina migliora la capacità del sangue di trasportare ossigeno, il combustibile che i tessuti utilizzano per bruciare gli zuccheri e quindi per ottenere più energia per le prestazioni muscolari e per aumentare la resistenza alla fatica. Viene usata, soprattutto da chi deve affrontare gare che richiedono sforzi prolungati (ciclismo, maratona, sci di fondo), per aumentare il rendimento sportivo in misura analoga a quanto ottenibile con l’allenamento in altura. Oltre a causare mal di testa, dolori articolari, ipertensione arteriosa e convulsioni, l’eritropoietina aumenta la viscosità del sangue e di conseguenza anche il rischio di eventi trombotici, compreso l’ictus e l’infarto miocardico. L’eritropoietina è stata coinvolta nella morte di numerosi atleti. Il rischio è massimo quando l’ematocrito supera il 50% e in caso di disidratazione. Gli atleti che si iniettano anche alte dosi di ferro corrono il rischio di un sovraccarico grave di ferro e di danni organici irreversibili, compresa la cirrosi epatica.

INSULINA

Com’è noto, i diabetici, che non la producono in quantità sufficiente, si autoiniettano l’insulina per abbassare la concentrazione di glucosio (uno zucchero) nel sangue e favorirne l’utilizzazione da parte dei tessuti. Poiché inibisce la degradazione delle proteine, l’insulina viene considerata da molti atleti come un ormone anabolizzante. Il suo utilizzo è finalizzato a migliorare le prestazioni sportive e la capacità di resistenza attraverso un aumento della massa muscolare e dei depositi di glicogeno (principale riserva di zuccheri a livello del fegato e dei muscoli). L’insulina favorisce, però, anche la formazione di grasso e se iniettata a dosi troppo elevate può causare una ipoglicemia (diminuzione del glucosio nel sangue) catastrofica. Inoltre, poco si sa sugli effetti indesiderati a lungo termine dell’uso cronico da parte di persone non diabetiche, né si può dire se l’insulina aumenta il rischio di effetti indesiderati cardiaci quando somministrata, come viene fatto, insieme agli anabolizzanti.

Amilcare Caselli