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Don Vinicio Albanesi: “L’amore qui e altrove”


Volle che a Natale e a Pasqua celebrassi la Messa in Comunità: erano gli incontri migliori nella Cappellina che mi fece progettare. In seguito aggiungemmo a Novembre la “Giornata della nostalgia” per i ragazzi e le ragazze che avevano frequentato la Comunità, morti giovani. Nel cortile della Comunità c’è un ceppo, con un cipresso che li ricorda. 

Un legame solido, sotto traccia: diceva che ero suo padre. Gli incontri sono avvenuti sempre su cose concrete, orientati ad azioni comuni: prima nel Coordinamento delle Comunità di accoglienza, poi nei viaggi di aiuto alla missione dell’Ecuador che avevamo, e nelle relazioni con le istituzioni.

Ho scoperto la sua vena poetica del tutto segreta e personale con la pubblicazione del suo libro Pietra . Mi ha meravigliato, perché non avevo mai immaginato la parte segreta del suo sentire.

Un brano è significativo:

«Farfalle senza ali 

L’amore qui e altrove

Ho incontrato una splendida farfalla, aveva occhi vivaci e un sorriso che la riempiva di luce. Ma non aveva le ali. Il suo fragile corpo mancava delle appendici necessarie che le avrebbero permesso di innalzarsi e di guardare la bellezza del paesaggio con la pienezza della vita che covano i boccioli.

Le ali rappresentano il “Qui e Altrove”. Il passato, vissuto o non vissuto, che è parte del nostro essere. La possibilità di sognare, guardando l’inquietudine e il dolore dall’alto. La forza di sperare attraverso l’amaro».

Ha gestito la malattia in modo superiore: mai una lamentela, mai negatività, mai rimpianti; fino all’ultimo, combattendo e guardando avanti.

Grazie Francesco di averti incontrato e voluto bene: sei stato coraggioso senza dirlo, delicato senza umiliare, generoso nei fatti, affettuoso nell’anima. Che Dio ti abbia in pace.