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Dal Sudamerica all’Italia, la cocaina sulla sua cattiva strada

SAN BENEDETTO – Nella vita ci sono strade che si sceglie di percorrere,
altre che si attraversano senza volerlo. E lungo il tragitto si diventa
spesso, con consapevolezza o meno, carnefici e vittime, sfruttatori e
sfruttati. Sono le “strade cattive” del narcotraffico che incrociano
l’esistenza di tanti in ogni parte del mondo. A raccontarle ci ha
pensato venerdì 25 ottobre, all’auditorium comunale di San Benedetto, la
cooperativa sociale Ama-Aquilone, che dal 1981 opera nel territorio di
Ascoli Piceno offrendo servizi per la cura dei tossicodipendenti e
sostegno alle loro famiglie. Insieme all’agenzia giornalistica Redattore
Sociale, l’Ama-Aquilone ha organizzato il secondo seminario della
rassegna “Sulle mie cattive strade”, incentrato in particolar modo sulla
cocaina. Il viaggio è iniziato dal Paraguay e dalla sua capitale,
Asuncìon, attraverso il videoreportage prodotto da Funima International e
realizzato da Giovanni Marrozzini che ha indagato e documentato la vita
di strada dei bambini che lì vivono, lavorano e in quelle strade si
annullano tra prostituzione e abuso di crack. Storie che si intrecciano
con quelle raccontate da Paolo Berizzi, inviato de La Repubblica e
autore di numerose inchieste nonché del libro “La bamba”, e da Lucia
Capuzzi, giornalista dell’Avvenire e autrice del libro “Coca rosso
sangue”. I due ospiti, moderati da Giovanni Augello, giornalista
dell’agenzia stampa Redattore Sociale e fondatore di Narkoleaks.org,
hanno riportato le loro esperienze di cronisti di storie di droga. «La
cocaina si consuma negli Stati Uniti e in Europa – ha spiegato la
Capuzzi – ma cresce in Perù, Colombia e Bolivia, dove non viene
consumata». «In Italia è la regina delle droghe. – ha aggiunto Berizzi –
La sua qualità si è enormemente abbassata e con essa il prezzo, ciò ha
prodotto un consumo orizzontalizzato e cioè non più solo un prodotto
per “ricchi”, ma per tutti: dall’operaio al medico, dal camionista al
personaggio televisivo». Dalle guerre dei narcos in Messico alla
gestione della cocaina da parte della ‘Ndrangheta in Europa; dalla
lavorazione della foglia di coca a opera dei cocaleros dell’Amazzonia
allo spaccio della polvere bianca nei quartieri periferici del
Belpalese; dai narcoskipper ai professionisti che sniffano per lavorare
di più, evadendo così sonno e stanchezza: i due cronisti hanno
raccontato i mille aspetti e i tanti luoghi della cocaina, abitati
troppo spesso da giovanissimi. «I clan del Sud ingaggiano ragazzini di
12-13 anni per spacciare la droga. – spiega Berizzi – Oggi i bambini la
cocaina la producono, in Sudamerica, e la vendono, in Italia».
Situazione non felice anche nelle Marche e nel Piceno. «Qui – prosegue
l’inviato di Repubblica – la coca se la iniettano in vena, perché
l’effetto dura di più. Sempre qui il consumo di eroina continua a essere
una costante, ora però viene fumata». Una guerra, quella dichiarata
alla droga, difficile da vincere. «La soluzione non la conosco – ha
ammesso Lucia Capuzzi – sicuramente andrebbe convocata una conferenza
internazionale sulle droghe, non può esserci una decisione presa
unilateralmente da un solo paese. Nel frattempo deve essere fatta una
sensibilizzazione a 360 gradi perché il problema colpisce tutti, anche
chi non fa uso di sostanze stupefacenti». da
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