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Cannabis: da un ‘mondo senza droga’ a ‘nulla è cambiato’

L’obiettivo di “un mondo senza droghe” posto dalle Nazioni Unite nella precedente Assemblea UNGASS del 1998 evidentemente non è stato raggiunto e, altrettanto evidentemente va cambiato l’approccio di guerra alla droga, verso una politica di riduzione del danno.

L’Assemblea Generale UNGASS sulle droghe inizialmente prevista per il 2019, data l’urgenza dei temi, è stata anticipata alla primavera del 2016 con una sessione speciale, in cui si rifletterà sulla possibilità di nuovi approcci, reduci dai fallimenti delle politiche attuate fino ad oggi, che hanno visto un aumento delle carcerazioni, del mercato illegale degli stupefacenti (e i conseguenti scenari come violenza e corruzione), non registrando una diminuzione del numero di consumatori.

Tratto da un dossier di fuoriluogo.it

Il proibizionismo che ha regnato fino ai giorni nostri, e che ancora è in vigore in molte legislazioni, affonda le sue radici storiche nella politica affermatasi negli Stati Uniti tra il 1919 e il 1933. Con il 18° emendamento della costituzione si vietarono la fabbricazione, la vendita e il trasporto a scopo di consumo di bevande alcoliche. Questo provocò, oltre a crisi economiche, l’incremento di contrabbando, corruzione e delinquenza, senza miglioramenti rispetto all’abuso di questa sostanza.

Nonostante il fallimento storico del proibizionismo, anziché abolire questa impostazione politica, si è deciso di spostare semplicemente l’oggetto d’interesse dall’alcool alle droghe, cannabis compresa.

Alcuni scenari internazionali e loro politiche attuali sul tema della cannabis.

Negli Stati Uniti, incontrastato leader dei proibizionismi, ci sono alcuni paesi come Alaska, Oregon, Colombia e Washington che hanno scelto la depenalizzazione e la legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo, registrando un calo di morti per overdose da oppiacei. 

La Svizzera da qualche anno ha creato una legge basata su quattro pilastri fondamentali: prevenzione, terapia ed inserimento, riduzione dei danni e aiuto alla sopravvivenza, controllo penale rivolto più che altro alle attività criminali e non ai consumatori. Inoltre questo paese si prepara alla sperimentazione del Cannabis Social Club (Csc), luoghi dove i maggiorenni autorizzati possono consumare cannabis. Un progetto monitorato da esperti che ne valuteranno eventuali rischi e benefici.

E’ convinzione della Svizzera che i Csc scoraggino il mercato nero della marijuana e potrebbero essere la via di mezzo tra il vecchio proibizionismo e la legalizzazione/commercializzazione della sostanza.

L’Uruguay, da un paio di anni a questa parte, è passato dal proibizionismo alla legalizzazione della canapa, regolamentandone la produzione, la vendita e il consumo non solo per l’uso terapeutico ma anche per quello ricreativo. Secondo il presidente Mujica infatti, gli anni del proibizionismo non hanno avuto benefici e per questo si tenta di optare per un consumo responsabile e vigilato. Questo paese è il primo a sperimentare un’alternativa alla politica proibizionista al mondo.

Poi c’è l’Italia, che rimane stabilmente ingarbugliata in grovigli burocratici dai quali non sembra vedere la luce. Anche se proposta, la depenalizzazionedella coltivazione ad uso personale della marijuana è qualcosa che rimane fermo in Parlamento, che non va avanti né indietro, mantenendo la sua impostazione proibizionista. Ma non ci scoraggiamo, un passo lo abbiamo fatto: è stato abrogato l’inasprimento della pena per i reati di cannabis della legge del 2006 ed è stato ripristinato il testo della legge del 1990 che depenalizza il consumo di cannabis ad uso personale. Niente non è.

Per quanto riguarda invece l’utilizzo a scopo terapeutico, attualmente l’impiego di cannabis è ammesso sotto forma di Sativex, che viene però utilizzato esclusivamente contro gli spasmi muscolari nella sclerosi multipla che altri farmaci non riesco a giovare, con rigorose restrizioni e controlli.

Messico, Guatemala e Colombia sono gli stati che hanno chiesto l’anticipazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulle Droghe e che più sentono la necessità di interventi tempestivi, di dibattere su ciò che è stato fino ad ora e ciò che invece dovrà essere, su alternative e nuove leggi.

Sperare in un mondo senza droghe è probabilmente un’utopia irrealistica che dovrebbe essere tramutata in un’ottica più reale di riduzione del danno. Il compito dei governi forse non dovrebbe essere quello di proibire qualcosa che tanto verrà consumato comunque (legalmente o illegalmente), ma cercare di renderlo meno rischioso.